Il gioco dei dazi: perché sei costretto a giocarci

C’è un capolavoro della cinematografia italiana che spiega esattamente cosa sia un dazio.
Per chi si fosse perso questa pellicola mi sto riferendo a “Non ci resta che piangere” con Troisi e Benigni.
I due attraversano accidentalmente più volte una frontiera e il gabelliere, come un’automa, chiede ogni volta “un fiorino”.
Il risultato è esilarante sia per gli spettatori sia per gli stessi attori (come si vede dalle immagini).
Meno divertente è invece il panorama dell’attuale guerra dei dazi. Anche per mondo dei giochi da tavolo.

11 minuti
Per chi va di fretta
  • Un panorama degli impatti sul gioco da tavolo a causa dei dazi
  • Editoria “classica” e crowdfunding
  • Possibili scenari e ripercussioni sul mercato europeo

Chi vi scrive non ha spiccate competenze economiche né ha mai diretto un’azienda.
È semplicemente una persona curiosa, appassionata tanto di giochi da tavolo quanto degli eventi che accadono nel mondo che la circonda.
Scrollando post nelle varie community di giochi da tavolo ha trovato link ed approfondimenti sulla questione.
Mi riferisco alle conseguenze che la guerra dei dazi, con un focus su quelli imposti dall’amministrazione Trump, hanno sul mondo dei giochi da tavolo.

Come la guerra dei dazi influirà sui nostri giochi da tavolo?

Una piccola introduzione

Facciamo un breve riassunto per tutti coloro che sentono parlare di tariffe e non hanno bene idea di cosa si tratti.
Se già lo sapete e avete chiaro che, ovunque voi siate, è una questione che interessa pure voi, potete saltare l’intera sezione.

Dazi for dummies

Un piccolo inciso per coloro che non sanno di cosa stiamo parlando. Ancor prima di declinare la questione dei dazi nel contesto attuale.
In termini semplici lo Stato può imporre una tassa per prodotti acquistati all’estero. Quando un prodotto che ho ordinato arriva alla frontiera, il doganiere verifica a seconda del prodotto e del Paese di provenienza qual è la percentuale di dazio da applicare.
Vengo quindi contattato e mi istruisce su come pagare questa tassa che finisce nelle casse di Stato e mi fa pagare di più il prodotto.
Un esempio? Nei primi anni del 2000 comprai una calcolatrice programmabile dagli USA tramite Ebay. Quando arrivò all’aeroporto in Italia la dogana mi chiamò per pagare un extra per sbloccare la spedizione.

Un esilarante scenda da Non ci resta che piangere che spiega cosa sia un dazio

Cosa sta accadendo

Anche per sbaglio avrete visto Trump sfoggiare delle tabelle che indicano i dazi che intende applicare, per varie ragioni, alle merci che entrano negli USA a seconda del Paese di provenienza.
Sicuramente la Cina è lo Stato più colpito, che a sua volta ha reagito alzando a sua volta i dazi per i prodotti americani che entrano attraverso i suoi confini.
E non pensate che i prodotti colpiti siano solo risorse alla Brass, come acciaio e carbone, o come le batterie al litio di Salton Sea.
Ci stanno pure dentro i giocattoli.

L’iconica immagine del presidente Trump mostra i livelli di dazi che intende applicare

Ma a noi che ci frega?

La questione dazi dell’amministrazione Trump, anche con scenette pittoresche, campeggia su tutti i telegiornali.
Volpe Giocosa è sita in Italia e scrive, soprattutto, per un pubblico italiano.
Questa quarrel fra USA e Cina potrebbe quindi non toccare l’Italia. Più nello specifico sembra una questione che non tocca il giocatore, per l’occasione consumatore, italiano o europeo.
Questo articolo potrebbe invece farvi ricredere.

Mettiamo le mani avanti

Chiudiamo la sezione mettendo le mano avanti. Come da incipit non siamo esperti di economia né di strategia aziendale.
Mi sono semplicemente documentato su Internet, facendo un minimo di fact-checking.
All conclusioni trovate lo specchietto dei link che rimanda alle fonti originali.
Vi invito quindi, in caso di dubbio o per maggiore approfondimento, a consultarli.

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Il gioco dei dazi

Passiamo al concreto e fissiamo qualche punto da approfondire riguardo a questo gioco, poco divertente, dei dazi.
In ogni macrosezione cercherò di evidenziare, in termini se volete anche egoistici, quali sono gli impatti per non movimentatori di pedine e lanciatori di dadi.

  • Aumento dei costi e chi li paga
  • Come si stanno adeguando i produttori
  • Che fine farà il mio Kickstarter
  • Come potrebbero cambiare i giochi da tavolo

Aumento dei costi e chi li paga

Buona parte della produzione dei giochi da tavolo è dislocata in Cina.
Le case editrici americane devono quindi fare transitare le scatole che sono state prodotte in Asia attraverso il confine statunitense.
L’esempio di Jamey Stegmaier, co-fondatore della Stonemaier, è molto chiaro per capire qual è l’impatto dell’applicazione dei dazi a questi prodotti.
Non attaccatevi al numero in sé. E’ chiaro che queste cifre necessitano di altri contributi, come lo stesso Jamey riporta.

Abbiamo graficato l’esempio riportato in The Math of Tariffs su stonemaiergames.com.
In questo scenario l’editore ricarica i dazi sul distributore che arrivano 1 a 1 al consumatore.

Lo scenario proposto è quello più semplice: all’editore lo Stato carica un dazio che si ripercuote su tutta la filiera. Pari pari.
E l’ultimo anello di questa catena siamo noi giocatori, che alla fine paghiamo dazio.
La stessa scatola adesso vi costa di più.
Ma neppure il vostro negoziante, numeri alla mano, è così felice. Prima con 1000$ allestiva uno scaffale di 40 giochi e incassava 2000$.
Con i dazi riesce a comprarne solo 33 e, alla fine, vede nelle sua 1815$ a parità di investimento.
Questo esempio potrebbe suggerire come sia la stessa catena, che va da carta e inchiostro a un prodotto nel cellophane in un negozio in centro, la radice del problema.
Qualche paragrafo più in basso vedremo che anche per Kickstarter, che per per loro natura possono “ammazzare la filiera”, non si prospetta un futuro roseo.
Trovate nei link a fine articolo, in The Math of Tariffs, altri possibili scenari, se il tema vi sta appassionando.

Un po’ per un uno non fa male a nessuno

Un vecchio proverbio che mi proponevano da bambino.
In effetti, la logica più probabile è quella dove il peso dei dazi viene assorbito, per così dire, ad ogni passo della filiera, riducendo i margini a ciascun passaggio.
Il gioco che prima, in questo esercizio, costava 50$ adesso ci costa 60$.
E’ tuttavia vero che lo scenario più probabile possa cambiare a seconda del costo unitario del gioco e dalla realtà dell’editore.
E comunque non si scappa: il vostro gioco costerà di più.

Rispetto ad altre forme di intrattenimento, il gioco da tavolo è una delle più economiche (anche prendendo in considerazione legacy)
C’è chi considera un adeguamento dei prezzi giustificato, anche senza considerare i dazi

Piove sul bagnato e non ci facciamo pagare il giusto

La questione dazi ha anche portato a galla un altro dato di fatto che forse era meno noto al pubblico: era già previsto che i giochi rincarassero.
L’inflazione aveva già reso necessario un aggiustamento dei prezzi. Secondo il sondaggio condotto da Cardboard Edison (CE) il punto adesso è decidere quando e come includere i dazi.
I ragazzi di CE hanno messo in piedi un bel report dettagliato che vi invitiamo a leggere.
Nello stesso post leggiamo come c’è chi in effetti veda anche corretto aumentare i prezzi dei giochi da tavolo.
Dopo tutto, se ci rifacciamo al rateo costo-per-ora-di-divertimento, il nostro hobby è uno fra i meno esosi. Considerando anche esperienze “non ripetibili” come legacy o escape room

Come si stanno adeguando i produttori

Un editore è per prima cosa un imprenditore: i conti devono quadrare.
Se aumentano da una parte aumentano i costi, posso provare a ridurli da un’altra.
Se non riesco, e non voglio rinunciare al mio profitto, aumento il prezzo della scatola.
Il paragrafo precedente sintetizza alcuni possibili scenari che portano a differenti etichette di prezzo sulla scatola.
Non è infine detto per forza di cose debba attuare una strategia di lungo termine.
L’incertezza attuale oltre a essere data dall’entità dei dazi e da quando saranno applicabile e legata alla loro durata.
Burrasca passeggera o trend dei prossimi anni?

Non è necessario che tutti i giochi passino dagli Stati Uniti.
Le principali rotte cargo per prodotti provenienti dalla Cina (credits: SINO Shipping)

Far arrivare in USA solo quello che serve

Una soluzione, come riporta Stonemaier ma anche GMT, è quello di evitare il passaggio negli USA.
Se il cliente finale è in Europa o in Australia, spediamo là direttamente i nostri prodotti (es: i P500 di GMT).
Sembra logico, ma richiede organizzazione. Inoltre c’era chi aveva già ottimizzato la sua logistica su altre basi.
Infine, ma questo è un esclusivo pensiero nostro, è una soluzione che non tutti gli editori, soprattutto di piccole dimensioni, possono gestire.

Per avere un’idea su come i giochi sono fabbricati in Cina

Riportiamo tutto a casa?

Se la maggior parte degli editori stampa in Cina, un motivo ci sarà.
E’ evidentemente l’opzione meno costosa. E se pensate che ciò dipenda dalla deregolamentazione del lavoro, ad esempio, Stonemaier asserisce che Panda Game Manufacturing opera rispettando una regolamentazione che essa stessa impone.
Comunque il problema dei dazi potrebbe essere risolto alla radice, ovvero producendo negli Stati Uniti.
E buona parte degli editori risponde: magari.
Le difficoltà principali sono:

  • I costi, anche a fronte delle spedizioni (e ce lo aspettavamo)
  • La mancanza dei macchinari necessari
  • Più in generale la mancanza di know-how
La Cina che non ti aspetti

Ogni giocatore è anche un po’ collezionista. E se non è il caso, è comunque esigente.
Se volete è un circolo vizioso (o virtuoso?): i giochi costano sempre di più, esigiamo sempre una qualità migliore. Qualità migliore che fa costare di più i giochi…
GMT, sebbene confermi che abbia preventivi x3-x4 volte più cari di quanto paghi adesso per i suoi giochi, afferma che si rivolse all’estero proprio per la scarsa qualità di produzione occidentale.

Giochi come Frosthaven hanno elementi tematici che li caratterizzano.
La produzione di questi componenti si basa sulla tecnologia del plastic molding.
Difficile da trovare a certi livelli fuori dalla Cina.
Qui un immagine da Cephalofair blog.

Giochi come Gloomhaven o Frosthaven hanno elementi molto dettagliati che richiedono un buon known-how nella tecnologia della plastica.
In Italia è piuttosto comune associare i prodotti cinesi a un basso costo ma ad una qualità discutibile.
Per questo motivo, le affermazioni degli editori ci sorprendono. Tuttavia, basta pensare al laptop che sto usando per rendersi conto che, spesso, i luoghi comuni restano solo… luoghi comuni.
Senza contare che un’ipotetica fabbrica di giochi da tavolo dovrebbe comunque comprare carta dalla Cine e inchiostro dall’Asia.
Ed eccoci di nuovo al punto di partenza (grossomodo).

Sono già disponibili linee guida su come gestire la propria campagna Kickstarter in questo periodo (credit: Reddit, r/kickstarter)

Che fine farà il mio Kickstarter

Kickstarter è un po’la Nutella del crowdfunding: usiamo questo nome per parlare di tutto il genere.
In molti casi è anche sinonimo di pre-ordine, sebbene con meno tutele.
Il prezzo — o meglio, il pledge — stabilito al momento del lancio della campagna di raccolta fondi è calcolato in base alle condizioni vigenti o previste in quel periodo, comprese le eventuali tassazioni.
Il dazio è quindi adesso un extra costo inaspettato che va gestito.

Una strategia è quella di aspettare che la partita finisca per vederci più chiaro

Attendere tempi migliori

La situazione dazi non è chiarissima in realtà.
Azioni e risposte suonano anche come minacce che possono ottenere lo stesso risultato della loro stessa applicazione (è anche questa una strategia).
Una soluzione è applicare una strategia attendista.
Tengo le scatole in Cina dal produttore, che magari mi carica qualcosa per l’occupazione del magazzino, e aspetto che si plachi una bufera.
Tenete conto che i backer alla fine hanno già pagato. Potrebbe essere la soluzione economicamente più efficace ma che ritarderà la consegna dei giochi.
Un ulteriore rallentamento che si somma alla precaria situazione dei trasporti.
Non sempre comunque è possibile: dipende dal flusso di cassa dell’editore (che magari necessità di liquidità per una ristampa) e di altri vincoli (come quelle sui prodotti sotto licenza).

Dopo 8 anni di lavoro e nessun crowdfunding, Stonemaier è pronto a spedire Vantage da Maggio e Giugno dalla Cina. Cosa si deve aspettare?

Spedire da un altro Stato

Come scrivevamo, i dazi statunitensi affliggono ciascun Paese diversamente.
I numeri cambiano un po’ di giorno in giorno, nonché le merci che sono effettivamente colpite.
Per fare un esempio, prendiamo proprio le cifre mostrate al Liberation Day. In quel contesto la Repubblica Popolare Cinese è stata minacciata con un dazio del 134%.
Tuttavia l’India si attesterebbe al 26% e Vietnam al 46%, ad esempio.
In sintesi, una possibile strategia di contingenza consiste nello spostare i prodotti dalla Cina a un Paese meno soggetto ai dazi, per poi spedirli da lì negli Stati Uniti.
E’ un’opzione comunque costosa e che ritarda la consegna del gioco.
Ed è comunque sempre applicabile spedire direttamente nel Paese del giocatore.
Magari in fase di pledge manager può essere caricato a ciascun backer un costo differente a seconda del Paese di residenza.

Una buona parte degli editori raggiunti da Cardboard Edison sembrano orientati a produrre “giochi più piccoli” (credit: Cardboard Edison)

Mi arrendo

La soluzione peggiore.
Quella più temibile per ogni giocatore. Tra l’altro viene riportato alla cruda realtà che le piattaforme di crowdfuding non fanno pre-ordini: il rischio è tutto a carico del backer.
In questo scenario, il Creator si fa due conti e vede che per lui la situazione non è più sostenibile. Abbandona quindi il progetto.
Magari subentra un altro editore, magari no. Il rischio che il giocatore abbia perso i suoi soldi è davvero concreto.
Potreste esserci anche voi fra questi.

I giochi digitali sono esenti da dazi.
In qualche senso allora anche in PnP? Ne vedremo di più?
(Nella foto Dungeon Foury by Creardo)

Come potrebbero cambiare i giochi da tavolo

Stop ai gioconi sembra l’aria che tira in questo periodo.
In un periodo di incertezza come quello attuale, sembra ci sia poca volontà di sperimentare giochi costosi di grandi dimensioni.
I giochi di carte, non per forza collezionabili, sono il prodotto che garantisce il miglior margine di guadagno.
E soldi in mano e non immobilizzati, in periodi di acquee burrascose, fanno comodo.
Vediamo come GMT sia relativamente tranquilla anche grazie ai proventi dei giochi già in magazzino e dell’annuale periodo outlet.
Con un po’ di fatica gli editori potrebbero trovare soluzioni alternative alla Cina.
Out dadi ed altri “elementi tematici”: necessitano competenze nella tecnologia della plastica, come visto poc’anzi.

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Link utili

In conclusione

E’ un articolo che più di altre volte mi ha richiesto tempo per essere messo insieme.
E più di altre volte le cose stanno evolvendo rapidamente. Certi passaggi di questo report potrebbero già essere obsoleti quando avrete finito di leggerlo.
Nel frattempo Greater Than Games (Spirit Islands) riduce il personale proprio per la questione dazi.
E anche qui in Europa, Ignacy Trzewiczek, mostra di essere preoccupato attraverso il suo blog.
Cosa aspettarsi dal futuro? Proviamo a fare delle ipotesi:

  • Il costo delle scatole aumenterà anche in Europa, per gli effetti a cascata sull’intera filiera.
    Come è vero che “la spezia deve scorrere” in Dune, così è vero che “i conti devono tornare” nella vita reale
  • La situazione dei crowdfunding sarà ancora più incerta (dove già il problema della pirateria aveva complicato le cose)
  • La tipologia di giochi prodotti, almeno nell’immediato, potrebbe cambiare

Se ci saranno aggiornamenti, ci troverete qui.

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