Intervista alla Pedagogista Ludica: parte il progetto #VolpineGiocose

Andiamo nello studio “virtuale” della Pedagogista Ludica per avere qualche consiglio per i nostri Baby Giocatori

La Campagna #VolpineGiocose

Questa intervista alla Pedagogista Ludica si colloca in un più ampio progetto di Volpe Giocosa dall’hashtag #VolpineGiocose.
Tutti conoscono la nostra attenzione verso i Baby Giocatori e Famiglie.
In questo periodo abbiamo anche supportato iniziative degli editori.
Vogliamo adesso approfondire il tema, consultando anche esperti del settore. Saranno così coinvolti editori, autori e chiunque si occupi dell’infanzia e dell’educazione dei ragazzi.
Iniziamo con nel metterci nelle mani di una professionista.
Del resto abbiamo passato (o stiamo ancora passando? dovremmo ancora passare?) un periodo difficile.
Parliamo del lockdown, con diverse scale di severità, dovuto al COVID-19.
Partiamo dunque con la campagna #VolpineGiocose.

La Pedagogista Ludica
La Pedagogista Ludica

Intervista alla Pedagogista Ludica

Le immagini che vi proponiamo vengono dalla sua pagina Facebook.
Vi consigliamo in particolare questa raccolta con schede per giochi per bambini.

Chi è Valentina

Prima di parlarci della Pedagogista Ludica, ci racconti qualcosa di Valentina?
Dunque, sono una pedagogista clinica che lavora con bambini e ragazzi dai 3 anni fino a tutta l’adolescenza, con obiettivi calibrati ovviamente sulle esigenze della persona.
Diciamo che la mia vera passione è il mio mestiere. Amo la scuola e l’apprendimento e credo molto nell’influenza che hanno le emozioni nelle fasi di apprendimento.

Ci sta anche del vissuto all’interno?
Questo sì, anche perché a suo tempo sono stata una ragazzina difficile, una di quelle di cui si dice è “intelligente, ma non si applica”.
Sempre promossa più per il terrore di restare indietro che per il piacere di imparare. Con il senno di poi, ti direi che forse è per via di un disturbo dell’apprendimento maidiagnosticato. Chissà.

Forse qualche anno fa c’era meno attenzione a questi aspetti…
Quel che è certo è che molte delle cose imparate nel periodo della scuola media, ho dovuto impararle di nuovo.
Questo perché nel momento in cui si associa ad un apprendimento un’emozione positiva è più probabile che questo rimanga impresso nella mente.
Ed è questo il motivo per cui la maggior parte del mio lavoro prevede la presenza della mia borsa dei giochi.

L’approdo al mondo dei giochi da tavolo

Come sei approdata, personalmente, al mondo dei giochi da tavolo?
Per quanto mi riguarda, sono sempre stata affascinata dai giochi da tavolo. Ma la verità è che ho iniziato ad apprezzarli davvero da quando ho imparato a fare meta-cognizione, cioè a riflettere sul modo in cui apprendo.
Poi la svolta vera e propria è arrivata quando mi sono fidanzata con il mio compagno super nerd, da lì ho scoperto tutto un mondo!

Invece, da quanto tempo hai introdotto i giochi da tavolo nella tua professione?
Un pomeriggio di 5 o 6 anni fa, mentre ero in studio a preparare il lavoro per i bambini che avrei dovuto vedere in quella giornata, aprendo l’armadio dello studio, trovai Dobble di Asmodee e Smiley Games di CreativaMente.
Leggendo le istruzioni, mi accorsi che gran parte del lavoro che dovevo fare quel pomeriggio era in quelle due scatolette.
Da lì in poi, sono diventata l’incaricata dello studio nella scelta dei giochi da acquistare.
Piano piano ho anche costruito la mia borsa dei giochi, andando per fiere e sfogliando cataloghi, sempre in cerca di cose che meglio si adattano ai bambini che ho davanti.

I consigli per Forest, da 6 anni in su

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Il Blog

Noi seguiamo la tua pagina Facebook e ci sembra che sia nata sull’onda del problema del Coronavirus. Ci parli dell’idea?
Diciamo che la pagina Instagram Pedagogista Ludica è nata un mesetto prima del primo post. E’ rimasta lì ferma in cerca di tempo e ispirazione.
Con la chiusura delle scuole, percepivo sia da parte dei genitori dei bambini che seguo, sia in generale sui social, la richiesta di capire come gestire il tempo in maniera gratificante e ottimale.
Senza contare che, almeno nelle prime due settimane, molte scuole non si erano ancora attrezzate per la didattica a distanza e questo preoccupava molto i genitori e toglieva un diritto fondamentale a bambini e ragazzi: quello di imparare.
Quindi, diciamo che a fine febbraio, ho percepito necessaria la partenza ufficiale di questo progetto, proprio per supportare nel mio piccolo le difficoltà che si sono trovate ad affrontare scuola e famiglia.

Quindi prima Instagram e poi Facebook…
La pagina Facebook è nata dopo qualche tempo di esperienza su Instagram, perché sentivo il bisogno di avere più spazio per raccontare e condividere, ma è decisamente meno impegnativa di un blog.
Mi piace offrire servizi di cui posso garantire la qualità.
Con la fine del lockdown, conto di tornare ad essere molto impegnata nel lavoro in presenza e Facebook e Instagram, per il momento mi sembrano più gestibili!

Il gioco da tavolo per i bambini

Non per demonizzare i videogiochi, che sicuramente possono sviluppare destrezza e riflessi, ma secondo noi tendono a isolare il giocatore, soprattutto quelli più piccoli,anche nella versione multiplayer online (comunque rischiosa al pari di navigare nei social per un bambino piccolo). Ci daresti la tua opinione rispetto al gioco da tavolo?
Su questo aspetto, ci tengo a fare una premessa. Non condivido la contrapposizione videogame/gioco da tavolo.
Mi spiego meglio. Bambini e ragazzi sono nativi digitali. Sono nati, cioè, in un’epoca in cui la modalità di interazione attraverso il videogioco oltre ad essere già presente, era già piuttosto radicata nella nostra società.

Abbiamo fatto bene a chiedere a un’esperta: stavamo per fare un grosso errore sembra…
Condivido il pensiero sui rischi, ma proprio per via dei rischi, più che proporre qualcosa per contrapposizione, credo sia importante lavorare su un’educazione digitale che permetta di riconoscere questi rischi.
Parliamo di un’educazione che può e deve partire tanto dalla famiglia, quanto dagli ambienti scolastici.

Quindi, come sempre, è educare la strada. Corretto.
Detto questo, penso che una buona mediazione tra videogiochi e giochi da tavolo possa essere una buona soluzione. In entrambi i casi, possono essere potenziate competenze cognitive importanti, come la pianificazione e il problem solving (abilità nell’analizzare un problema e mettere in atto le soluzioni migliori N.d.R) e altre, a seconda della richiesta che il gioco stesso mette in atto.

Noi crediamo fortemente nel potere aggregativo dei giochi da tavolo. Che ne pensi?
Sicuramente l’aspetto di socializzazione e di movimento permettono al gioco da tavolo di avere un valore aggiunto ed è il motivo per cui li prediligo.
Però educare i bambini all’utilizzo di entrambi, permette loro di compiere una scelta consapevole e promuove una maggiore possibilità di appassionarsi.

Quarto: dagli 8 anni

Quarto: dagli 8 anni

Giochi più appropriati in base all’età

Entriamo nel vivo della questione: giochi da tavolo e bambini. Sulle scatole degli editori a volte leggiamo per Età 8+ 10+ etc… spesso troviamo non incontrare effettivamente la realtà. Capiamo che “etichettare” un gioco per età è sempre difficile.
Penso che le età che vengono segnalate sulle scatole dei giochi rispecchiano le fasi evolutive dei bambini solo da un punto di vista teorico.

Può essere facile per l’ambientazione, ma non per la meccanica. Può così succedere che bambini precoci si annoino, oppure altri si sentano frustrati perché non riescono a giocare. Ci dai qualche consiglio su come scegliere un gioco per un bambino delle elementari e uno della scuola di infanzia?
Anche perché nel pratico, ogni bambino è diverso dagli altri e sarebbe impossibile racchiudere le caratteristiche di ognuno in un’unica fascia di età.
Quindi, possiamo dire che si tratta di un’indicazione di massima. E’ molto difficile stabilire delle dritte a priori, senza conoscere i bambini.

Che consigli ci dai?
Per quanto riguarda i bambini della scuola dell’infanzia, consiglio di non discostarsi troppo dall’età indicata sulla scatola, né per eccesso, né per difetto.
Ognuno conosce le caratteristiche del proprio bambino, i suoi punti di forza e quelli su cui si dovrà lavorare insieme per migliorarsi.
La regola numero uno per qualsiasi attività ludica,svolta a qualsiasi età, è che essa sia gratificante.

Che ci dici di ambientazione e “meccanica” più adatte?
Se ci sembra che un’ambientazione possa attirare, ma la meccanica risulta ancora troppo difficile, si può pensare di semplificarla con varianti che rendano più abbordabile il gioco per il bambino.
Da pedagogista, utilizzo il gioco affinché si adatti ai miei obiettivi e non viceversa.
Può quindi capitare che l’applicazione del gioco stesso preveda il sacrificio di regole o la loro modifica.
L’aspetto che può rendere interessante questa modalità di gioco è che ciò permette al bambino di crescere gradualmente, rispettando i propri tempi.
Non è mai troppo tardi per reintrodurre le regole originali,quando il bambino sarà pronto.

Alcune regole condivise dalla Pedagogista Ludica

Alcune regole condivise dalla Pedagogista Ludica. A sua volta prese da Maestra in BlueJeans

Una lista di titoli adatti e il Print&Play

Passando al pratico, ci indichi 3 titoli in commercio per un bambino dell’asilo e uno delle elementari? Sia che possano giocare fra loro, sia con l’aiuto di un adulto.
Come già anticipato, non è semplicissimo.
Per la mia esperienza, giochi che in qualche modo hanno sempre attirato ampie fasce di età sono:

  1. Manolesta della collana Giocare per Crescere di Erickson
  2. Bellz  di Dv giochi
  3. Smiley Games di Creativamente
  4. Dobble di Asmodee (sia nella versione Kids che in quella standard)

Alcune case editrici, in questo periodo di lockdown , propongono giochi Print & Play (vedi Pendragon ), ovvero dove stampi e ritagli i componenti. Comunque ne esistono molti sempre gratis.
Non pensi possa essere un plus per i bambini?
Sulla pagina Instagram, più o meno a inizio lockdown ho lanciato la rubrica #settimanaprintandplay.
Sono convinta che il fatto di partire dalla costruzione del gioco sia un enorme valore aggiunto, non solo dal punto di vista pratico, ma anche e soprattutto dal punto di vista affettivo.

Spiegaci meglio questo punto. Dici che il gioco diventa qualcosa di personale, quasi un ricordo?
Entrano in gioco diverse componenti.
La prima tra tutte è la condivisione di tempo di qualità con l’adulto; ma anche la gratificazione di portare a termine un’attività che implica la costruzione e quindi la nascita di qualcosa; il potenziamento di abilità legate alla motricità fine; l’imparare a stare nell’attesa e il non ottenere tutto subito.

Grazie Valentina. Hai parlato di cose importanti, emozioni in particolare.
Per oggi ragioniamo su questi concetti. Grazie del tuo tempo e…ci risentiamo presto?
Grazie a voi. Volentieri.

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